Cosa c'entra Venezia, per di più il salone nautico con i quadricicli elettrici?
Siamo qui, insieme alle principali testate giornalistiche nazionali che si occupano di automotive, per vedere da vicino un veicolo - ché neppure il suo creatore, Umberto Palermo, si avventura a chiamarlo automobile (e infatti è omologato come quadriciclo) - la cui notiziabilità, per un giornale di macchine, è nella migliore delle ipotesi discutibile? La risposta è semplice: la Mole Urbana, così si chiama l’intera gamma di veicoli elettrici concepita dal designer siciliano, e torinese d’adozione, risponde a un bisogno nuovo. Figlio della pandemia, ma, forse, meno transeunte del virus medesimo. Perché il Covid ha portato tutti (tranne le amministrazioni delle nostre città, che paiono sorde e cieche) a rivedere le proprie abitudini anche nella prospettiva, inconscia o meno, di “pesti” future: all’impiego della mascherina e alla disinfezione frequente delle mani si è accompagnata una minore inclinazione a prendere mezzi pubblici e un crescente ricorso al trasporto privato. E la tendenza pare destinata, almeno in parte, a rimanere anche una volta che questa pandemia sarà, auspicabilmente, un ricordo. Un bisogno di mobilità individuale, o micro-mobilità come dicono quelli che ci capiscono, a cui sarebbe semplicistico (e antistorico) rispondere dipingendo quattro strisce per terra e dicendo “Qui ci passano le bici”. Soltanto ripensando la mobilità e l’organizzazione delle città nel loro complesso, saremo in grado non semplicemente di uscire da un’emergenza transitoria, ma di cogliere l’opportunità che quell’emergenza ci sta offrendo: fare un salto verso il futuro.
Tre spunti interessanti. Umberto Palermo, tenace designer di Torino – che non ha mai mollato anche quando in molti nel cosiddetto distretto piemontese del design mollavano, cercando ogni volta di reinventarsi – ci prova con un’idea originale, e forse divisiva a livello estetico, che ha più di uno spunto interessante: sul piano concettuale, su quello progettuale e, infine, su quello formale. Il primo è, in buona sostanza, quanto detto sopra: un quadriciclo per uso urbano, relativamente economico, elettrico, compatto (a seconda delle varianti di carrozzeria va da un minimo di 260 a un massimo di 370 centimetri di lunghezza), destinato al car sharing o alla proprietà individuale, che si candida a essere tra i protagonisti di uno scenario di mobilità che promuova veicoli a bassa impronta (ecologica e dimensionale) i quali – nell’ipotesi più estrema – potrebbero essere i soli titolati all’ingresso nelle aree centrali delle città di domani. “La mobilità urbana deve necessariamente tenere in considerazione l’uso oculato degli spazi e un impiego smart dei materiali e dei sistemi produttivi. Per questo ho pensato a un prodotto automotive diverso”, argomenta Palermo.
L’estetica dell’intelligenza. Al di là dell’aspetto curioso, di cui parleremo tra un attimo, la Mole Urbana è un progetto intelligente. E, anzi, quell’essere intelligente è uno dei motivi che sta alla base della sua originalità estetica. La vettura è realizzata con profilati di alluminio, ricavati dalla tecnica dell’estrusione che permette di eliminare completamente gli stampaggi, un capitolo costoso e ad alta richiesta di energia del processo produttivo tradizionale. La classica plancia di plastica è stata sostituita da una struttura lamellare di legno, che si presenta come un vassoio contenitivo/desk di lavoro: costa meno dello stampaggio di materiali polimerici ed è naturale. Anche se in nome della semplicità non si è voluta sacrificare la sicurezza. “Ovviamente parliamo di un quadriciclo, che non deve seguire gli impegnativi requisiti omologativi di un’automobile. Però abbiamo voluto aggiungere le barre laterali antintrusione, la cabina a rollbar di sicurezza, i sedili con cinture integrate e cerchi da 18 pollici per una migliore aderenza”, sottolinea il designer.
Come le auto di una volta. Con quelle premesse costruttive, è chiaro come le forme del mezzo non potessero che essere squadrate e le superfici vetrate tendenzialmente piatte. Palermo ha piegato questi vincoli a suo favore, disegnando degli oggetti con un telaio e delle ruote semiscoperte, una cabina “poggiata” sopra (alta un metro e 90), uno spazio per i bagagli esterni e fari applicati, anziché integrati, che ricordano le automobili degli albori, con gli elementi di carrozzeria giustapposti, figlie un’epoca in cui le macchine erano più vicine alle carrozze che ai mezzi a cui siamo abituati dal secondo dopoguerra a oggi, anzi dalla seconda metà degli anni 30 del secolo scorso quando gli studi sull’aerodinamica fecero il loro ingresso prepotente negli atelier dei designer di automobili. Questo gioco di citazioni strappa la Mole Urbana dall’ambito strettamente utilitaristico, dalla categoria dell’elettrodomestico insomma, per proiettarla in una dimensione più nobile e sofisticata, ribadendo – se mai ce ne fosse bisogno – che la ricchezza della storia dell’automobile e la varietà delle sue espressioni estetiche costituiscono una fonte di inesauribile ispirazione che consente di costruire una narrativa anche attorno oggetti nati per rispondere alle funzioni più basiche di trasporto.
Tra i 14 e i 18 mila euro. Annunciata, con la diffusione di un rendering, nell’aprile del 2020, nel pieno del primo lockdown, e presentata in forma di prototipo al Museo dell’Automobile di Torino a luglio dello stesso anno, ora la Mole Urbana si presenta nella sua veste di pre-serie, alla vigilia dell’avvio della produzione e della vendita in calendario per il 2022. Per allora saranno comunicate anche le formule (innovative, secondo Palermo) di acquisto e di noleggio, mentre la forbice di prezzi, ancora indicativa, sarà tra i 14 e i 18 mila euro (da cui vanno scalati gli incentivi) secondo le varianti. Che sono: La Small (sì, l’articolo è parte del nome), a due posti, per il trasporto persone, La Corriera, a quattro posti, Il Pickup e, concepita espressamente per l’universo delivery, Il Lavoro, nelle versioni “small”, “maxi” e “negozio” (quest’ultima dedicata al commercio ambulante) con volumi di carico variabili tra 1,8 e 4,4 metri cubi e fino a oltre 350 chili. Sulle caratteristiche tecniche, dai tagli di batteria alle potenze, c’è ancora riserbo. L’unica cosa che trapela è che l’autonomia varierà tra i 100 e i 200 chilometri, in linea con la vocazione prettamente cittadina del mezzo. Si potrà vedere in concessionaria? Ovviamente no, troppo onerosa come formula. Palermo ha individuato una serie di brand attenti all’ecosostenibilità che offrano i loro spazi espositivi per delle "temporary experience". Il primo di questi è Signature Kitchen Suite, parte del gruppo LG Electronics, che ospiterà la Mole Urbana nella sua showroom milanese. L’assistenza, invece, sarà affidata alla catena Norauto.t
Colonnine integrate. Al progetto Mole Urbana si accompagna quello delle stazioni di ricarica. “Le colonnine, in aumento esponenziale nelle nostre città, rischiano di diventare un elemento di disturbo estetico, di inquinamento visivo, aggravato dalla presenza dei dissuasori d’urto che spesso le circondano, mentre dovrebbero dialogare con il paesaggio e il contesto architettonico”. Di qui l’idea di una gamma di colonnine, una per regione, che interpretino esteticamente questa necessità di dialogo con il territorio, la prima delle quali, dedicata a Venezia, è stata svelata al Salone nautico. Sviluppate, sul piano tecnologico, dalla società E-lectra di Cassino, saranno dotate di sistema smart power, che limita la potenza di ricarica in funzione di quella realmente disponibile, smart network, per la gestione dell’energia nel caso di installazione di più punti di ricarica sulla stessa linea elettrica, avranno la capacità di assorbire gli urti e saranno predisposte per il V2G, il cosiddetto vehicle to grid, cioè la possibilità di scambio di energia bidirezionale tra veicolo e rete. Il Salone nautico è stata anche la quinta teatrale per presentare interpretazioni creative per sedici colonnine, ciascuna dedicata a una città, affidate ad altrettanti artisti.